Fammi dare il nome a qualcosa di importante.

20 Lug

Questo è il delirio. La scheggia. Potrei raccontarti la mia giornata. La monotonia che mi schiaccia e la mente che scappa in viaggi allucinanti. Scappa dalla realtà. Potrei raccontarti la mia giornata ma non lo farò.  Scrivo di come la mente può mangiarsi la realtà. 10 minuti di vuoto.

“…cantava, cantava, non sapeva cantare. Era la cosa più stonata che mai senti in vita mia. Cantava, era rumore. Il rumore di un aereo. Uno squalo. Camminava, non aveva meta, non aveva neanche metà di se stesso. “1 + 1 = vomito” scriveva ripetuamente su qualsiasi supporto cartaceo. La notte è buia e non respirano i tramonti. Non ho gli occhi. Si toccava gli occhi con le dita. Non ho le dita. Non ho gli occhi. Cantava però. Male. Ma era qualcosa da vedere.  Un grattacielo che si arrugginiva sui tuoi tubi. Un cigno che crollava. Il più grande presentimento di vuoto che una macchina può darti.  Lalala. Adesso che tutti abbiamo perso tempo per questo possiamo tornare?”

La sensazione di benessere che le dita possono darti.
La sensazione di malessere che gli occhi possono darti.

La tastiera che mangia i miei pensieri.
La bocca che vorrebbe le tue orecchie.

Ho freddo ai piedi ma è estate.
1, 2, 3.

Un gioco sparatutto dove te non mi hai neancora colpito. Non sanguino. Sto bene. Credo. La testa è la solita. Le mani sono rosse. Le lettere sui tasti si stanno sbiadendo.

Sbiadendo.

LALALALA!

Lascia un commento